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La consulenza legale alle startup, più che qualunque altra, richiede una profonda passione per l’innovazione tecnologica, una attenzione all’evoluzione normativa internazionale, una costante analisi della casistica giurisprudenziale in materia.

Startup e diritto: quando affidarsi ad uno studio legale, quale il ruolo dell’avvocato.

Quando affidarsi ad un avvocato. Molti giovani imprenditori intenzionati ad avviare attività d’impresa mi chiedono qual è il momento migliore per affidarsi ad un avvocato. La risposta più ovvia e semplice è quella di paragonare l’avvocato al medico. Le persone – soprattutto di giovane età – hanno timore dei medici e della medicina in generale; tendono, pertanto, a respingere la possibilità di approfondire il proprio stato di salute. In realtà timori, paure, superficialità dovrebbero essere superati dalla saggezza. In entrambi i casi affidasi anticipatamente può essere doloroso e mediamente costoso, ma posticipare eccessivamente può essere mortale.

Da un punto di vista pratico mi sento di dire che se l’idea di business è solo astratta ed i fondatori della wannabe startup o della startup sono a corto di fondi è probabilmente consigliabile non assumere un avvocato, focalizzandosi sullo sviluppo del progetto e supplendo alla mancanza di supporto legale con un approfondito studio delle dinamiche e problematiche legali. Nel momento, però, in cui i fondatori iniziano a fare sul serio, dedicando tempo sostanziale e risorse economiche al progetto, la figura dell’avvocato è, a mio modesto avviso, assolutamente imprescindibile.

Per quanto possa sembrare strano, che ci crediate o meno, mi è capitato più volte di confrontarmi con founders che avevano intenzione di costituire una società, attribuendo ad ognuno di essi partecipazioni societarie che cumulativamente superavano il 100% del capitale sociale.

Il concetto fondamentale che ogni founder non deve mai dimenticare è che l’entità societaria di prossima formazione possiederà l’idea di business concepita e contestualmente la proprietà intellettuale, i diritti d’autore e il know how. Si tratta di un punto cruciale. Le entità societarie sono una sorta di hub che racchiude tutto e tutti: in primis, a mio avviso, il talento, l’energia ed il tempo dedicato al progetto; solo secondariamente la proprietà intellettuale, il capitale dei fondatori e degli investitori e quanto oggetto di valutazione economica. Tutto ciò che si trova in questo calderone finisce col beneficiare della complessiva crescita di valore dell’hub, il quale è strettamente connesso alla qualità degli assets che gli appartengono. La realtà dei fatti, tuttavia, spesso è diversa. Non è infrequente, infatti, che la proprietà intellettuale non sia oggetto, almeno inizialmente, di trasferimenti irrevocabili. Ciò, generalmente, è dovuto al peso esercitato dal founder maggiormente dotato – cui è ascrivibile il parto dell’idea e la titolarità dell’IP –, il quale ben può decidere di posticipare il trasferimento dell’IP al raggiungimento della solidità finanziaria della società (all’ottenimento, cioè, del primo investimento) o al raggiungimento di risultati prefissati. In ipotesi di tal fatta è assolutamente consigliabile stipulare quantomeno accordi di licenza temporanei.

Quale il ruolo dell’avvocato? Formatasi l’entità societaria la prima cosa che tutte le parti in gioco dovrebbero capire è che l’attività assistenziale posta in essere dall’avvocato è esercitata a vantaggio della società e non degli individui che ne fanno parte. L’avvocato si trova, in realtà, ad essere frequentemente chiamato ad affiancare i founders in decisioni aziendali di natura individuale, mentre sarebbe auspicabile il contrario. Ciò è dovuto al fatto che, per quanto bella sia la teoria, nella realtà dei fatti, gli obiettivi di ogni founder sono assolutamente contrari a quelli degli altri founders ed in alcuni casi diametralmente opposti a quelli strettamente societari. Così stando le cose, se ogni founders di ogni startup assumesse un avvocato di fiducia per tutelare interessi individualistici la startup si troverebbe in guai serissimi. Il founder accorto dovrebbe mirare, invece, esclusivamente alle decisioni migliori per l’impresa complessivamente intesa.

Il ritorno economico di ciascun founder non può che dipendere imprescindibilmente dal successo finale dell’impresa. Per esempio, una delle cose che potrebbe pregiudicare la buona riuscita dell’attività prospettata è l’impossibilità di mettere in discussione l’operato di uno dei founders. Specifici meccanismi dovrebbero allora essere previsti per consentire, se possibile, l’estromissione di un fondatore a seguito della decisione in tal senso di altri fondatori, ancorando la decisione a criteri oggetti che consentano di determinare quando uno degli stessi non performi come atteso o promesso. Senza la predisposizione di poteri effettivi, senza la strutturazione di una governance fluida, senza la previsione di meccanismi che permettano di superare velocemente ipotesi di stallo, l’impresa è destinata al fallimento, per il semplice ed elementare motivo che il tempo e le energie dei fondatori si concentrano sulla risoluzione delle controversie più che sul ​​business.

L’importanza dell’avvocato. Airbnb sfida a livello mondiale le normative locali sulle locazioni, Uber si è inserita in una zona grigia, ponendosi come via di mezzo tra ed un servizio taxi ed un noleggio con conducente, Pinterest ha costruito un business intorno allo “spillare” immagini protette da copyright. Moltissime startups sono portatrici di schemi commerciali nuovi, alcune addirittura rivoluzionari. Inevitabilmente molte norme e regolamenti dovranno adeguarsi a questi cambiamenti, ovviamente rimanendo all’interno dei paletti che contraddistinguono i vari sistemi giuridici internazionali. Questo è il motivo per il quale molte delle problematiche giuridiche che riguardano le startups non sono affrontate in modo anticipatorio rispetto al loro presentarsi e spesso sono di difficile reperimento. Un buon avvocato, in molti casi, è l’ago della bilancia tra l’infrangere la legge, finendo nell’anonimato (nel mondo degli affari, non delle aule di giustizia!!!) e creare un innovativo business. Molti founders sono combattuti quando si pongono la questione del se assumere o meno un avvocato. Spesso considerano l’assistenza legale un costo inutile e l’avvocato un professionista imposto da un sistema di regole confusionario e antico. Li capisco. Guadagnare la fiducia di un founder non è cosa semplice. È necessario capire da dove provengono,  i sacrifici che hanno affrontato nel costruire la loro attività. Le startups chiedono di “adattarsi” ad una cultura aziendale che celebra ed affronta il rischio. Un contesto generalmente non associabile agli avvocati, i quali tendenzialmente assicurano la sicurezza, evitando i rischi. L’avvocato perfetto per una startup è quello che non risponde col “No, perché (…)”, ma con “Sì, purché (…)”. Le startups non hanno una affidabile produzione giornaliera. Forniscono, invece, una proposta di valore strategico, a lungo termine, incentrata sulla crescita intelligente e sulla gestione dei rischi. Per capire quanto nel concreto difficile possa essere assistere legalmente una startup si pensi alla classica domanda cui l’avvocato della startup dovrà rispondere: “come possiamo farlo legalmente?” A questa domanda, che si ripete centinaia di volte, bisognerà dar risposta in numerose branche del diritto, quali il diritto dei contratti, il diritto societario, il diritto del lavoro, il diritto della proprietà intellettuale, il diritto del commercio internazionale, il diritto dell’internet e delle nuove tecnologie; ed in fretta, perché le startups viaggiano alla velocità della luce. La consulenza richiede in questo settore, più che in qualunque altro, una profonda passione per l’innovazione tecnologica, una attenzione all’evoluzione normativa internazionale, una costante analisi della casistica giurisprudenziale in materia ma, soprattutto, dei settlements o arbitrati conoscibili che definiscono controversie che mai verranno discusse di fronte a un giudice ordinario.

Massimiliano Caruso

 contactus@singulance.com

Estratto da L’impresa innovativa. Startup e Venture Capital tra diritto e finanza: questioni di diritto dei contratti, commerciale, societario, della proprietà intellettuale applicate alle Startup ed al Venture Capital.

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