L’impresa innovativa. Startup e Venture Capital tra diritto e finanza | Questioni di diritto dei contratti, commerciale e societario applicate alle Startup ed al Venture Capital

L’impresa innovativa. Startup e Venture Capital tra diritto e finanza | Questioni di diritto dei contratti, commerciale e societario applicate alle Startup ed al Venture Capital 

A cura di SINGULANCE

Autore Massimiliano Caruso

Editore Singulab

Anno 2018 | Edizione 1 | Pagine 559

Disponibile incartaceo [euro 99.99].

L’ecosistema italiano dell’innovazione è complessivamente ancora poco maturo in confronto alle più evolute economie globali o, comunque, restringendo il campo, alle principali economie europee. Tale immaturità trova conferma in due indici: quello numerico e quello legale.

Analizzando l’ecosistema dal punto di vista numerico emerge come le startups rappresentino solo lo 0.5% circa del milione e mezzo di società attive attualmente in Italia (all’interno di tale percentuale solo 8315 sono quelle che risultano iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle startups innovative), nonché come, per quanto il venture capital in Italia svolga comunque un ruolo sempre più importante in quanto motore di sviluppo delle startups, i numeri correlati alle operazioni di venture capital rimangono purtroppo, se oggetto di comparazione, modesti. Tale immaturità trova poi conferma nello stato di quello che potremmo definire il diritto delle startups (il secondo indice), composto dagli istituti e dalle tematiche del diritto contrattuale e societario che interessano le startups e i rapporti tra startups e venture capitalists. Da questo punto di vista, mi pare emerga in modo inconfutabile come gli operatori italiani si siano limitati a fare shopping degli istituti tipicamente applicati negli ordinamenti dei paesi di common law, mutuandoli generalmente senza una preventiva approfondita analisi di compatibilità e, quindi, secondo modalità in alcuni casi non pienamente compatibili con i principi del nostro ordinamento giuridico. Il diritto “italiano” delle startups è quindi oggi sempre più uniformato in formule nella sostanza identiche da contratto a contratto o da statuto a statuto, frutto di una traslazione dall’inglese all’italiano di quelle che sono ritenute le best practices internazionali, che in molti casi non tiene conto, però, delle peculiarità del nostro sistema giuridico (di civil law).

Il presente lavoro vuole primariamente porsi quale aggiornata ed approfondita trattazione delle tematiche contrattuali e societarie di maggiore interesse per startups e venture capitalists, ed è il fulcro e la sintesi di una pluriennale attività di ricerca compiuta sulla documentazione contrattuale e societaria generalmente in uso in Italia. Il tutto è stato arricchito da spunti pratici, anche di natura redazionale, nonché dalla analisi del diritto societario degli Stati Uniti, Paese che ancora oggi rimane il sogno proibito di ogni startupper italiano.

Il principale obiettivo che mi sono posto, e che ho sempre tenuto presente man mano che mi addentravo nella trattazione, è stato quello di realizzare un testo (nei limiti del possibile) complessivamente facile e di immediata consultazione, privilegiando un’analisi pratica che ben si amalgamasse con l’esposizione organica e maggiormente teorica dei manuali istituzionali.

Ogni paragrafo del manuale è idealmente divisibile in due parti: una, quella iniziale, maggiormente divulgativa, descrittiva e di facile comprensione, rivolta agli startuppers; la seconda, che arriva man mano che ci si addentra nella trattazione, molto più tecnica e prettamente rivolta agli operatori del diritto – avvocati, notai e commercialisti – interessati ad approfondire da un punto di vista tecnico la natura giuridica, gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza, nonché le caratteristiche degli istituti richiamati.

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