Catalogo degli investimenti stranieri in Cina 2011: notevoli le opportunità per l’imprenditoria italiana.

Il 30 gennaio 2012 è entrato in vigore il nuovo Foreign Investment Industrial Guidance Catalogue (Catalogo degli investimenti stranieri in Cina), pubblicato il 24 dicembre 2011 dal Governo cinese, quale National Development and Reform Commission (NDRC) e Ministry of Commerce (MOFCOM). Introdotta per la prima volta nel 1995, la normativa ha subito una serie di modifiche nel 1997, 2002, 2004, 2007.

Il nuovo Catalogo degli investimenti stranieri in Cina – che sostituisce il Catalogue for the Guidance of Foreign Investment Industries del 2007 – fa parte degli “allineamenti” della realtà giuridico-commerciale cinese perseguiti da trent’anni al fine di agevolare l’adeguamento del diritto cinese a quello Occidentale, promuovendo la liberalizzazione degli interscambi commerciali con l’estero. La versione 2012 apporta modifiche sostanziali che riflettono gli obiettivi economici che il governo cinese ha esposto nel 12º piano quinquennale per la crescita (12th Five Year Plan, 2011-2015) e che il Consiglio di Stato ha espresso nelle Opinioni sull’utilizzo del capitale straniero (Several Opinions on Further Utilizing Foreign Capital).

Fermo restando che le attività non menzionate nel Catalogo sono da ritenersi in ogni caso “permesse” (non soggette ad incentivi, né a restrizioni), la peculiarità del catalogo risiede nella specificazione delle attività di investimento “incoraggiate” (encouraged category), “limitate” (restricted category) e “proibite” (prohibited category).

Molti dei settori elencati nel Catalogo e per i quali sono previsti incentivi coincidono con le eccellenze della produzione italiana. Ciò rappresenta una opportunità notevole per l’imprenditoria italiana, che se ben colta può sollecitare un incremento degli scambi commerciali con la Cina (attualmente l’Italia vanta 1/4 degli scambi rispetto a quelli Francia-Cina ed 1/5 rispetto a quelli Germania-Cina).

I settori per i quali si incoraggia l’ingresso di investimenti stranieri – e che godono, quindi, di agevolazioni fiscali  (sgravi o esenzioni da tasse locali, imposte sul reddito, dazi) e burocratiche (in fase autorizzativa e di start-up) – includono attività che promuovono lo sviluppo di tecnologie per il risparmio energetico e di materie prime, il potenziamento dei settori agroalimentare e chimico-farmaceutico.

Le attività limitate sono connotate da restrizioni per gli investitori stranieri (sussistenti a livello nazionale, provinciale o locale) che possono riguardare – tra le altre – la necessaria presenza di almeno un socio cinese che detenga una specifica percentuale di controllo o la limitazione dell’investimento a specifici settori o aree. Sono soggette a limitazioni, tra le altre, l’esplorazione e l’estrazione di alcuni preziosi non-metalli e fosfati; la lavorazione e trasformazione del petrolio e il trattamento del combustibile nucleare; la produzione di materie prime chimiche; la creazione e gestione di mercati all’ingrosso di larga scala per i prodotti agricoli; le attività di stampa; le telecomunicazioni; le assicurazioni; gli investimenti in istituzioni finanziarie e del settore bancario. Le società estere che si occupano di distribuzione di prodotti audio/video non sono più sottoposte al controllo delle controparti cinesi (anche se restano soggette al necessario utilizzo di joint-venture); nell’ambito della fornitura di alcuni servizi di base nel settore delle telecomunicazioni è stato innalzato al 49% (dal 35%) il tetto concesso alla partecipazione estera.

Tra le attività proibite rientrano innanzitutto le attività pericolose per l’ambiente o per la sicurezza nazionale oltre ad attività politicamente sensibili. Rientrano nella lista le industrie di servizi postali interni; la costruzione di ville (coerentemente con gli sforzi del governo cinese di raffreddare il mercato immobiliare e contrastare compravendite illegali di terreni agricoli per usi commerciali e residenziali); ricerca e sviluppo di alcuni alimenti geneticamente modificati.

Permessa diventa l’importazione e la distribuzione di libri, giornali e riviste, l’importazione e produzione di prodotti audio/video e di pubblicazioni elettroniche (sebbene la pubblicazione di per sé resti ancora proibita). Non più “limitata” è la produzione di bibite gassate (mentre la produzione di vino e liquori continua ad essere soggetta a restrizione).

Le principali novità che contraddistinguono il Catalogo del 2012 sono:

1. Una maggiore apertura agli investimenti esteri. Si assiste, infatti, ad un incremento delle attività incoraggiate e ad una riduzione di quelle ristrette o proibite.

2. La spinta allo sviluppo dell’industria manifatturiera. Uno dei settori maggiormente incoraggiati risulta essere quello dell’industria manifatturiera (settore strategico per moltissime PMI italiane). Il Catalogo 2012 incoraggia, rispetto al passato, moltissime attività inerenti produzione e sviluppo di tecnologie tessili, chimiche e meccanico. Incoraggiate, inoltre, sono le attività di recupero, trattamento e riciclaggio di prodotti elettronici, elettrodomestici, materiale elettrico e batterie. Rimosse dagli investimenti incoraggiati sono, invece, le attività di produzione nel settore automobilistico e nell’industria carbochimica.

3. La promozione di attività in settori strategici. Sono ampiamente incoraggiati gli investimenti stranieri nei settori delle energie rinnovabili, mobilità sostenibile, hi-tech, biotecnologie, manifatture di alta gamma.

4. La promozione dell’industria dei servizi. Incoraggiate anche le attività nel settore dei servizi: società di venture capital, società di consulenza in proprietà intellettuale e diritto d’autore, servizi di pulizia e bonifica da inquinamento petrolifero, servizi di formazione professionale. Istituti sanitari e società di leasing ad investimento straniero non sono più soggetti a limitazioni, ma permessi. Permessa, inoltre, è la produzione di dispositivi medici come iniettori monouso, strumenti di trasfusione del sangue, sacche per il sangue.

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